Monday, June 2, 2025

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Mutui elevati nonostante il taglio dei tassi BCE: scenari fino al 2030

Nonostante le recenti manovre della Banca Centrale Europea finalizzate a ridurre i tassi di interesse, i mutui alti in Italia continuano a rappresentare una problematica significativa. Questo fenomeno è confermato sia dalla relazione annuale 2024 della Banca d’Italia, sia da uno studio della BCE. Le rate dei mutui continueranno a gravare sulle famiglie, influenzando negativamente il loro potere d’acquisto almeno fino al 2030.

Ma perché, nonostante il taglio dei tassi da parte della BCE, i mutui restano così elevati? La risposta si trova nei tempi di trasmissione delle politiche monetarie al mercato. In Italia, dove il tasso variabile è ancora molto diffuso, le famiglie a reddito medio-basso sono quelle che sopportano il peso maggiore di questa situazione, a partire dalle misure restrittive introdotte nel 2022.

Nuove approvazioni in diminuzione

Secondo la citata relazione annuale di Bankitalia, il tasso medio sui nuovi mutui per l’acquisto di case ha raggiunto un preoccupante 4,4%, mostrando un incremento significativo rispetto all’anno precedente. Questo rappresenta un aumento di oltre 1,5 punti percentuali in meno di due anni, incidendo profondamente sul costo del credito per le famiglie italiane.

Inoltre, le nuove approvazioni di mutui hanno registrato una diminuzione drastica, con un calo annuale del 30%. Importante notare è anche la distinzione tra i mutui a tasso variabile, che sono scesi sotto il 10%, e quelli a tasso fisso. La maggiore diffusione dei mutui a tasso variabile è evidenziata tra le famiglie con reddito medio-basso, le quali sono più vulnerabili alle fluttuazioni di mercato.

Perché i tassi restano elevati nonostante il taglio della BCE

Nonostante le previsioni per un ulteriore taglio dei tassi a giugno, i tassi dei mutui continuano a aumentare. Gli analisti della Banca Centrale Europea spiegano che questo è dovuto al lento sostituirsi dei vecchi prestiti a basso interesse con nuovi finanziamenti a condizioni meno favorevoli. Tale fenomeno genera un effetto ritardato, e quindi i tassi medi continuano a crescere anche quando la politica monetaria si allenta.

In tutta Europa, i mutui a tasso fisso hanno mostrato una lieve crescita, passando dal 2,82% al 3,00%, mentre i mutui a tasso variabile hanno beneficiato del calo dell’Euribor, scendendo dal 3,69% al 3,29%. Tuttavia, in Italia, la percentuale di mutui a tasso variabile (circa il 25%) è superiore alla media dell’Eurozona, rendendo il sistema più suscettibile alle decisioni della BCE. Le famiglie con risorse limitate, che tendono a scegliere soluzioni variabili per contenere i costi iniziali, sono le più svantaggiate.

Prospettive fino al 2030: rischio stagnazione

Secondo le analisi fornite dalla BCE, gli effetti di un inasprimento delle politiche monetarie non si esauriranno a breve. Anche se si prevedono ulteriori tagli ai tassi ufficiali, i mutui rimarranno costosi per un tempo prolungato. Le proiezioni indicano che il peso dei mutui continuerà a gravare fino al 2030, incidendo in modo particolare sui bilanci delle famiglie a reddito medio-basso.

Di fatto, si prevede un calo strutturale dei consumi: quasi una famiglia su due con un mutuo desidera contenere le proprie spese nel 2025, un trend che potrebbe prolungarsi per diversi anni. Per affrontare queste sfide, è fondamentale restare informati e preparati.

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