Saturday, August 16, 2025

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Affitti in nero: diritto alla restituzione dei soldi

Il fenomeno dell’affitto in nero è una realtà ancora presente in Italia, particolarmente nei centri urbani e nei casi in cui i locatori desiderano evitare il pagamento delle tasse. Ma cosa succede agli inquilini che si rendono conto di aver versato per anni affitti senza contratto registrato? Si chiederanno se possano richiedere indietro i loro soldi. In questo articolo, esploreremo i diritti e le possibilità di recupero dei fondi per chi ha subito un pagamento in nero.

Che cos’è l’affitto in nero e quali sono le sue conseguenze?

L’affitto in nero si verifica quando una locazione, sia ad uso residenziale che commerciale, avviene senza un contratto registrato presso l’Agenzia delle Entrate, contrariamente a quanto stabilito dalla legge.

Questa situazione si crea spesso quando, anche se un contratto è stato firmato, il locatore non registra il contratto entro 30 giorni. Di fatto, l’affitto in nero è visto come evasione fiscale poiché il locatore evita di pagare due tipologie di imposte:

  • imposta di registro;
  • imposta sui redditi (Irpef).

In sostanza, l’affitto in nero è una pratica illecita che può avere conseguenze spiacevoli per entrambe le parti coinvolte.

Quali rischi affrontano gli inquilini?

È compito del locatore registrare il contratto, ma l’inquilino condivide la responsabilità solidale in caso di inadempienza. Questo significa che l’Agenzia delle Entrate può richiedere all’inquilino di pagare anche le sanzioni amministrative.

È fondamentale notare che gli affitti in nero possono essere considerati contratti nulli a meno che l’inquilino non possa dimostrare di non essere a conoscenza della mancata registrazione. Di conseguenza, entrambe le parti non possono intraprendere azioni legali circa i termini del contratto.

Inquilini, state attenti: i rischi includono:

  • sfratti inaspettati;
  • mancata restituzione della cauzione;
  • un aumento non giustificato del canone;
  • l’impossibilità di accedere a benefici fiscali;
  • problemi con la residenza anagrafica.

Pagamento in nero: diritto al rimborso?

Accade che un contratto d’affitto sia registrato per una certa somma, mentre il locatore richieda un pagamento aggiuntivo depositato in nero. Gli inquilini spesso accettano questa situazione per paura di ritorsioni o della perdita dell’immobile.

Ma è possibile chiedere indietro le somme non dovute? Sì, perché il canone extra non dovrebbe essere stato pagato ed è infatti nulla.

La legge 431 del 1998 supporta questa richiesta. In base all’articolo 13, ogni patto che prevede un importo superiore a quello registrato è nullo.

La Corte di Cassazione ha stabilito che solamente il pagamento extra in nero è nullo, mentre il resto del contratto resta valido, dando così supporto agli inquilini.

Quali procedure seguire per richiedere il rimborso?

Gli inquilini possono avvalersi di un’azione per ripetizione di indebito, ai sensi dell’articolo 2033 del Codice Civile, per recuperare le somme versate senza giusta causa.

Per esempio, se il canone doveva essere di 500 euro ma sono stati versati 900 euro per tre anni, si può richiedere il rimborso di 400 euro al mese per 36 mesi.

Qual è il termine per richiedere la restituzione?

La legge stabilisce che l’inquilino deve richiedere la restituzione entro 6 mesi dalla riconsegna dell’immobile. Se si agisce entro questo periodo, si possono recuperare tutti i pagamenti indebitamente versati negli anni. Dopo 6 mesi, scatta un termine di prescizione di 10 anni, limitando le possibilità di rimborso.

Denuncia all’Agenzia delle Entrate

Se il contratto di affitto non è registrato, è possibile denunciare la situazione all’Agenzia delle Entrate. L’inquilino che denuncia viene tutelato dalla legge. Le conseguenze della denuncia includono:

  • non può essere sfrattato per aver denunciato;
  • il contratto si considera legge e durerà 4 anni + 4 a canone concordato.

In base all’art. 3, comma 8, del D.Lgs. n. 23/2011, il contratto si considera stipulato ex lege in favore dell’inquilino.

Quali prove sono necessarie per tutelarsi?

Per aumentare le probabilità di successo in sede legale, è essenziale raccogliere delle prove concrete del rapporto locativo e dei pagamenti effettuati, anche se questi spesso vengono eseguiti in contante senza ricevute.

Le prove possono includere:

  • ricevute firmate dal locatore;
  • bonifici bancari con causale per il pagamento dell’affitto;
  • testimonianze di vicini o conoscenti;
  • messaggi o email che facciano riferimento al doppio pagamento;
  • registrazioni audio o video;
  • contratti di utenza a nome dell’inquilino.

Dimostrare residenza presso l’immobile può anche confermare l’esistenza del contratto di affitto.

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